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02/04/2009 - La Nuova Sardegna
L'isola è il laboratorio delle banche
di Alfredo Franchini
CAGLIARI. A poco meno di un mese dalla nascita, la Banca di credito sardo ha approvato il bilancio 2008, (riferito solo al vecchio Cis), e ha nominato il primo Consiglio di amministrazione. Il nuovo istituto di credito sarà resieduto da Giorgio Mazzella, che ha guidato il Cis per nove anni dal 2000, e lo farà assieme a cinque presidenti di associazioni imprenditoriali, (Confindustria, Api sarda, Confartigianato, Cna e Confcommercio più il presidente dell’Anci, l’associazione dei Comuni). Nomine in banca, quindi, soggette al controllo delle stesse associazioni; (e infatti la novità è il cambio del rappresentante designato dall’Api sarda che di recente ha nominato Italo Senes al posto dell’uscente Gavassino). Il vantaggio -hanno spiegato ieri Mazzella e il direttore generale Luigi Teolis- è quello di coniugare due fattori apparentemente in contraddizione: la forza della maggiore banca italiana, la terza d’Europa, con la conoscenza del territorio tipica di una banca di piccole dimensioni.
Numeri. "Oggi salutiamo il Cis di cui non sentiremo parlare più", afferma Mazzella. Ed è un buon saluto: il 2008 si è chiuso con un utile netto di 13,8 milioni di euro rispetto ai 13,6 dell’anno precedente. In crescita anche gli impieghi, sia come volumi di erogazione dei crediti, 464 milioni di euro, sia come crediti verso la clientela, 1.666,9 milioni di euro, con un incremento di quasi l’11% rispetto al 2007». Mazzella ricorda ancora il suo esordio -era il giugno del 2000- quando approdò al Cis con "poca conoscenza del mondo bancario" e un curriculum da imprenditore che peraltro sarebbe stato destinato ad allungarsi nel tempo. "Passammo da 300 a 200 dipendenti, (con cessioni di rami d’azienda, Ndr) -afferma il presidente- e da allora abbiamo iniziato a fare utili. In nove anni ci sono stati guadagni per oltre 100 milioni di euro e soprattutto sono raddoppiati gli impieghi".
La nuova storia. Ora, però, si apre un’altra fase: con l’integrazione degli sportelli di Intesa Sanpaolo e della Banca Cis -nato da una costola del Banco di Sardegna- nell’isola si dà origine a un istituto composto da 116 filiali, 1.200 dipendenti, 240 mila clienti; 4,9 miliardi di euro di raccolta e 6,1 miliardi di euro di impieghi. L’intenzione è quella di far diventare la Sardegna un piccolo laboratorio. Mazzella descrive il prossimo passo: "Un tavolo unico per banca e imprese visto che le associazioni imprenditoriali sono presenti nel nostro Cda. E con loro cercheremo di capire che cosa bisogna fare. Se poi le soluzioni dovessero essere utilizzate anche dalle banche non ci dispiacerebbe: se l’economia tira vuol dire che va bene pr tutti. Proveremo a scrivere insieme le regole per aiutare le imprese ad utilizzare il credito, ad avere maggiore cultura del credito. Analizzeremo i desideri degli imprenditori sul credito per metterli poi sulla carta".
Confini. Perché la Sardegna può diventare un laboratorio di idee? Una volta tanto il mare può diventare un vantaggio, spiega il presidente della Bcs, nelle altre regioni d’Italia, infatti, è difficile capire quali siano i confini. Significa che per le altre banche varcare il mare non è semplice (anche in considerazione del fatto che le quote di mercato, a questo punto, danno circa il 70 per cento tra il gruppo Bper (Banco di Sardegna) e la nuova banca originata da Intesa.
Il Cda. Il nuovo consiglio di amministrazione è stato presentato ieri mattina in una conferenza a cui hanno preso parte anche i rappresentanti del collegio sindacale e l’avvocato Giuseppe Macciotta in rappresentanza di Banca Intesa. Il Cda è composto, oltre che dal presidente Mazzella e dal vice Franco Gallia, da Giovanni Maria Azara, Antonio Biancu, Andrea Bignami, Giovanni Bizzozero, Tore Cherchi, Bruno Marras, Gavino Sini, Massimo Putzu, Italo Senes e Carlo Vimercati. Confindustria. Il presidente della Confindustria sarda, Massimo Putzu, spiega: "Nel prossimo anno andremo incontro alla crisi peggiore degli ultimi quarant’anni e il fatto di essere rappresentati nel Cda della banca ci pone in un doppio ruolo di amministratori dell’istituto e di imprenditori. Ci sono le condizioni per lavorare bene". Mazzella e Teolis negano che ci sia stata la famigerata stretta creditizia: la banca deve fare il suo mestiere e se non presta denaro, il primo compito, non guadagna. "La crisi vera -sostiene Mazzella. dipende dalle famiglie che non spendono. Occorre ridare fiducia alla gente per rilanciare l’economia". Ma Luigi Teolis afferma che, dai dati dei primi mesi di quest’anno, non ci sono segnali negativi sulle sofferenze; (mentre sul bilancio passato, in riferimento al Cis, le sofferenze, hanno registrato un leggero incremento con un’incidenza del 4,9% rispetto al 4,1% del 2007 dei crediti deteriorati netti sul complesso dei crediti verso la clientela.
Decisioni. La nuova banca si propone di diventare il punto di riferimento per le associazioni di categoria e per i Consorzi fidi di garanzia. Tra gli aspetti strategici, il punto fermo, sta nel centro decisionale locale. Ma è così? Una delle accuse, in realtà, è che il cervello stia a Milano. Mazzella non ci sta e ricorda tutti i direttori sardi delle filiali: "E se poi il cervello è un manager come Corrado Passera ben venga -dice il presidente- ce ne fossero".